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Impatto sulla Salute del Terremoto in provincia di Modena

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Contesto


Nel maggio 2012, l'Emilia-Romagna è stata colpita da diverse sequenze sismiche.
Le più importanti sono state quelle del:

 
  • 20 maggio, magnitudine 5.9 con epicentro a Finale Emilia
  • 29 maggio, magnitudine 5.8 con epicentro tra Medolla e Cavezzo
  • 31 maggio,due scosse di magnitudine 4,0 e 4,2 con epicentri tra Rolo e Novi la prima e a San Possidonio la seconda
  • 3 giugno, magnitudine 5,1 con epicentro a Novi
 

 

Si stima che in Emilia-Romagna nelle zone del cratere circa 406.000 persone sono state esposte al sisma, di queste più di 45.000, formanti 19.000 nuclei familiari, hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa dei danni subiti, anche solo temporaneamente. Nei giorni immediatamente successivi agli eventi, oltre 16.000 persone sono state direttamente assistite o ospitate in campi tenda o altre strutture di emergenza. Sono stati infatti allestiti 36 campi tendati, di cui 29 in provincia di Modena, e 53 strutture al coperto. I campi tendati sono stati chiusi a fine ottobre 2012, quando ospitavano ancora 2.200 persone. Le attività economiche danneggiate si stima siano state 13.000 tra capannoni industriali, attività artigianali, aziende agricole, negozi e uffici. Gli edifici pubblici e le strutture socio-sanitarie lesionati sono stati circa 1.500. Il danno economico è stato uno degli effetti più forti del sisma, che ha colpito un'area dove è prodotto circa il 2% del PIL nazionale. Si stima che a livello regionale su un danno totale alle strutture di 9,1 miliardi di Euro, 2,6 hanno interessato quelle produttive e che l'effetto economico del sisma per il fermo produzione sia stato di circa 6 miliardi; a questo va aggiunto il decremento di produzione, stimato in oltre 8 miliardi nei soli 8 mesi successivi all'evento, cioè nel periodo necessario a riavviare la produzione nel 90% delle aziende.
Il danno occupazionale immediato, stimato sul ricorso alla cassa integrazione, è stato di oltre 14.000 addetti. Il sisma però si è innestato su un periodo economico sfavorevole, iniziato con la crisi finanziaria del 2008. Si stima in effetti che il 60% dei posti di lavoro perduti nell'area interessata sia in realtà provocata dalla crisi economica.

 

 

La provincia di Modena è quella che ha subito i maggiori effetti sia in termini di vittime (17 decessi su 29 totali), popolazione esposta (oltre 261.000 persone residenti) nei comuni colpiti, danni alle strutture produttive e alle abitazioni (31.000 inagibili).
Circa 1.500/2000 anziani, fragili e non, hanno necessitato di una ricollocazione dalle loro abitazioni o dalle strutture residenziali, una grande percentuale di essi non era nota ai Servizi sociali o sanitari. Secondo i dati regionali, più di 1.400 anziani fragili furono trasferiti dalle loro abitazioni in strutture di accoglienza e più di 400 anziani con disabilità, già istituzionalizzati sono stati trasferiti in altre strutture, anche al di fuori della Regione Emilia Romagna.

In provincia di Modena sono venuti a mancare 500 posti letto ospedalieri nell'Area Nord a seguito delle inagibilità degli Ospedali di Carpi, Mirandola e Finale Emilia e 200 a Modena a causa dei danni subiti in alcuni reparti dall'Azienda Ospedaliero-Universitaria.
Problemi si sono verificati anche nei Servizi territoriali, nelle farmacie e negli ambulatori dei Medici di Medicina Generale, molti dei quali hanno avuto gli studi inagibili ed hanno dovuto operare prima nei campi tendati poi nei container.

Uno degli effetti più importanti del sisma riguarda l'impatto psicologico sulla popolazione e sugli operatori che hanno lavorato nel periodo di emergenza. Nella prima fase si sono manifestati gli effetti dello stress post-traumatico, trattati e rilevati dal Settore Psicologia Clinica dell'AUSL di Modena, che ha effettuato oltre 5.000 interventi nei soli primi 3 mesi successivi agli eventi.
La letteratura indica che le popolazioni colpite da disastri possono risentire a lungo termine degli effetti delle catastrofi. Allo stress post-traumatico acuto si possono sostituire stati ansiosi, depressivi e modifiche dei fattori di rischio comportamentale, come ad esempio aumento del fumo (sia in termini di numero di sigarette fumate che di nuovi fumatori), eccessivo consumo di alcol, cattiva alimentazione e sedentarietà, anche come risposta a questi stati psicologici secondari.
In Italia questo fenomeno è stato studiato dopo il terremoto de L'Aquila con l'indagine CometeS, che ha mostrato un aumento della sedentarietà e dei sintomi depressivi, ma non differenze significative nel consumo di alcol e tabacco.

Il territorio modenese inoltre, al pari di tutti gli altri territori emiliani colpiti, è caratterizzato da essere una comunità coesa, con forti reti sociali, propensa all'azione e con un'economia sviluppata che è stata in grado di mettere in atto forti meccanismi di resilienza. Tuttavia, poiché le comunità non sono in realtà un corpo uniforme ma l'insieme di gruppi sociali con un diverso grado di svantaggio economico e culturale, gli effetti del sisma possono causare conseguenze negative sulla salute o mettere in campo meccanismi di resilienza differenti tra le diverse componenti della società e potenzialmente allargare quindi le diseguaglianze preesistenti.

 

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Ultimo aggiornamento: 04 Febbraio 2019