Le donne della scienza

Seppur cresciute in epoche e società dominate da pregiudizi, queste scienziate hanno rivoluzionato il nostro modo di vedere il mondo e lasciato un segno profondo nella storia della conoscenza umana.

Rita Levi Montalcini

“E’ qui con suo marito?” chiesero convinti che fossi la moglie di uno degli scienziati relatori, “Sono io mio marito!”, risposi

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Prima donna ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze e unica italiana a ricevere il Premio Nobel per la medicina nel 1986, dedicò tutta la sua vita alla ricerca neurologica.
Nata a Torino nel 1909 in una famiglia che le trasmise l’importanza della cultura e del pensiero critico, dopo la laurea in medicina si specializzò in Psichiatria e Neurologia all’Università di Torino, dove conobbe Salvatore Luria e Renato Dulbecco.
Trasferitasi negli Stati Uniti, scoprì il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina fondamentale per lo sviluppo del sistema nervoso, che le valse il Premio Nobel per la Medicina, insieme al collega Stanley Cohen. Ricoprì incarichi nazionali, internazionali, collaborando con le più prestigiose associazioni scientifiche mondiali. Nominata senatrice a vita.
Promotrice della parità di genere, incoraggiò sempre le giovani donne a perseguire la carriera scientifica.

In occasione dei suoi cento anni dichiarò “Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo, sono la mente“.

Marie Sklodowska Curie

Niente nella vita va temuto, dev’essere solamente compreso

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Nata a Varsavia nel 1867, è universalmente riconosciuta come la madre della fisica moderna.
Nel 1903, fu premiata con il Premio Nobel per la fisica, insieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel, per le sue ricerche sulle radiazioni, diventando così la prima donna a ricevere questo prestigioso riconoscimento.

Nel 1911 ottenne un secondo Premio Nobel per la chimica, per aver scoperto il radio e il polonio, chiamato così in onore della sua terra natale, la Polonia. L’unica ad aver vinto il Nobel in due discipline scientifiche diverse.

A Parigi, fu la prima donna docente alla Sorbona e a dirigere un laboratorio universitario. La sua dedizione alla scienza, unita a un’instancabile determinazione, ha aperto la strada a generazioni di donne nella ricerca.

Il suo lascito è una combinazione di rigore, passione e coraggio in un’epoca in cui la scienza era considerata un territorio esclusivamente maschile.

Rosalind Elsie Franklin

La scienza e la vita di tutti i giorni non possono e non devono essere separate

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Nata a Londra nel 1920, se pur ostacolata, fu ammessa all’Università di Cambridge dove studiò chimica e biochimica.
Pioniera nella cristallografia a Raggi X, divenne esperta di strutture molecolari.
Al King’s College di Londra ottenne le prime immagini nitide della struttura del DNA, dimostrando che le sue molecole sono organizzate in forma elicoidale.
P

urtroppo non le fu riconosciuto alcun merito dai colleghi J. Watson e F. Crick, quando, nel 1962, vinsero il Premio Nobel per la medicina anche grazie alle immagini da lei ottenute. Il suo contributo fu fondamentale, ma ignorato.

Amarreggiata e delusa, lasciò il King’s College, ma non il lavoro di ricerca.

Oggi è considerata un simbolo delle donne escluse dalla storia ufficiale della scienza.

Gerty Radnitz Cori

Quei rari attimi che arrivano dopo anni di faticoso lavoro, quando il velo sui segreti della natura sembra improvvisamente sollevato: ciò che era oscuro e caotico appare sotto una nuova luce, chiara e definita

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Nata a Praga nel 1896, dopo il diploma conseguito alla scuola femminile e nonostante non avesse avuto la possibilità di studiare materie fondamentali per l’ammissione all’Università, nel 1920 conseguì il dottorato alla Facoltà di Medicina di Praga.
Emigrò negli Stati Uniti con il marito e compagno di studi Carl Cori. I due formarono un team scientifico affiatato, ma Gerty fu sempre relegata a ruoli secondari a causa del suo genere.

Solo nel 1947, con il Premio Nobel per la medicina, prima donna ad ottenere questo prestigioso riconoscimento, ricevette il giusto merito. Il premio, condiviso con Carl Cori e Bernardo Houssay, le fu assegnato per la scoperta del processo metabolico responsabile della conversione dell’acido lattico in glucosio, oggi conosciuto come ciclo di Cori.

Superando ostacoli e discriminazioni, Gerty Radnitz Cori è un esempio di perseveranza e passione, la cui eredità scientifica è oggi parte fondamentale della biochimica moderna.

Tu Youyou

Ogni scienziato sogna di fare qualcosa che possa aiutare il mondo

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Premio Nobel per la medicina con W. C. Campbell e S. Omura, per le fondamentali ricerche sulla cura della malaria.
Nata in Cina nel 1930 a Ningbo, dopo la laurea in farmacologia, entrò all’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese dove rimase per tutta la sua carriera.

Nel 1969 fu nominata responsabile del Progetto 523 che aveva l’obiettivo di trovare una cura contro la malaria, in quanto una terribile epidemia stava causando la morte di migliaia di persone nel sud della Cina e nel nord del Vietnam.
Studiando testi antichi cinesi, trovò un riferimento all’assenzio dolce dal quale isolò l’artemisinina, molecola alla base dei più efficaci farmaci antimalarici.

La sua scoperta, nata dall’incontro tra tradizione e innovazione, le valse, oltre al Nobel, anche il Clinical Medical Research Award, premio assegnato dalla Lasker Foundation, che definì la scoperta come l’intervento farmaceutico più importante dell’ultimo mezzo secolo.

Rosalyn Sussman Yalow

Nessuno mi prendeva sul serio. Si domandavano perché mai volessi diventare una chimica, quando nessun’altra donna lo era. Non avere paura di impegnarti. Nulla di utile arriva facilmente. Non lasciare che gli altri ti scoraggino o ti dicano che non puoi farcela.

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Nota come la scienziata che ha rivoluzionato la farmacologia, nel 1988 vinse il Premio Nobel per la medicina, con G. Hitchings e J. Black, per le ricerche sull’aciclovir, farmaco ad azione antivirale.

La scoperta portò a nuove terapie contro la leucemia e alla creazione di farmaci per la cura di malaria, infezioni e gotta.

Ha depositato 45 brevetti farmaceutici e le sono state conferite 25 lauree e dottorati honoris causa.

Nata a New York nel 1918, dopo la laurea e il master in chimica, entrò nel mondo della ricerca farmaceutica, dove apportò un cambiamento di prospettiva epocale che ha permesso all’industria farmaceutica ad affrontare la sfida dei virus dell’immunodeficienza umana – HIV e a comprendere il potenziale terapeutico dell’AZT.

Gertrude Belle Elion

Dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi

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Nata a New York nel 1921, unica donna del suo tempo a laurearsi al Dipartimento di fisica dell’Università dell’Illinois.

Sviluppò con Solomon Berson la tecnica RIA – Radioimmunoassay, capace di misurare minuscole quantità di sostanze biologiche. Questa metodologia, ancora oggi utilizzata, rivoluzionò la diagnosi di malattie endocrine e per questo Rosalyn Sussman Yalow è considerata la madre dell’endocrinologia.

Seconda donna al mondo a ricevere il Premio Nobel per la medicina, ottenne numerosi altri riconoscimenti, tra cui la National Medal of Science, preziosa onorificenza nella scienza e nella tecnologia.
Non smise mai di combattere la discriminazione di genere, promuovendo l’accesso femminile alle carriere scientifiche, perché fossero garantite pari opportunità nell’accesso agli studi.

Dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; dobbiamo sentire la responsabilità di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo.

Lise Meitner

Amo la fisica, sarebbe difficile immaginare la mia vita senza di essa

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Nata a Vienna nel 1878, dopo il dottorato in fisica si trasferì a Berlino. In quanto donna, non era ammessa in laboratorio e lavorò, senza retribuzione, in uno scantinato dove misurò le lunghezze d’onda dei raggi gamma.
Con Otto Hahn, scoprì la fissione nucleare, ma nel 1944 il Premio Nobel andò solo a lui. Questo è uno degli esempi più noti di Effetto Matilda (negazione o minimizzazione del contributo delle donne, soprattutto in ambito scientifico).
Nel 1938 fu costretta a rifugiarsi a Stoccolma a causa delle leggi razziali. Pur ricevendo successivamente riconoscimenti e ben cinque dottorati, non tornò mai più a occuparsi di fissione e rifiutò ogni coinvolgimento al progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica.

Dedicò il resto della sua vita alla promozione dell’uso pacifico dell’energia nucleare.

La sua integrità morale e intellettuale, unita alla passione per la fisica, fanno di lei una delle figure più nobili e dimenticate della scienza del Novecento.

Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza: 11 febbraio

Istituita nel 2015 dall’Assemblea Nazionale dell’ONU e patrocinata dall’UNESCO, la giornata ha lo scopo di promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali.
Secondo le Nazioni Unite il divario di genere nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (materie STEM), persiste da anni in tutto il mondo.

L’11 febbraio è la giornata per celebrare tutte quelle donne che, nonostante le difficoltà, con coraggio, determinazione e pensiero innovativo, hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della ricerca scientifica.

Per questo motivo l’Ausl di Modena ha voluto dedicare una sezione web ad alcune delle più grandi scienziate della storia, con l’obiettivo di valorizzarle, farle conoscere e mettere in luce il loro straordinario lavoro.

La scienza non è una scienza di genere

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