Progetto A.I.A. Sorveglianza e biomonitoraggio di una coorte di modenesi residenti nell’area circostante l’impianto di incenerimento urbano: il contesto

In Emilia-Romagna sono attualmente in funzione otto impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani, uno per ogni provincia ad esclusione di Parma, che smaltiscono circa il 20% del totale dei rifiuti prodotti. Il panorama regionale degli impianti di incenerimento ha subito e sta tuttora subendo modifiche che hanno riguardato prevalentemente la dismissione, l’ammodernamento e la costruzione di alcune  linee di incenerimento. Parallelamente a queste “trasformazioni”, è andato aumentando il dibattito sulla sostenibilità del processo di smaltimento, alimentato da una parte dall’applicazione di nuove tecnologie in grado di ridurre le emissioni e dall’altra dal permanere di incertezze legate agli effetti sulla salute nelle popolazioni residenti in prossimità degli impianti. Tutto ciò ha portato allo sviluppo di studi epidemiologici mirati a valutare gli effetti sia sui lavoratori degli impianti sia sulle popolazioni residenti. Fino ad ora gli studi sono apparsi non del tutto conclusivi e hanno lasciato aperte numerose discussioni; in particolare lo studio Moniter (Monitoraggio degli inceneritori in Emilia-Romagna) ha evidenziato un quadro di mancata dimostrazione di effetti a lungo termine che però non significa, secondo quando riportato nelle pubblicazioni, “rischio pari a zero” e ha identificato un aumentato rischio di nascite pretermine verosimilmente di natura causale in relazione alle quali si sta ancora lavorando a livello regionale.
 
In questo contesto nel 2007 la Provincia di Modena, ha rilasciato ad HERA s.r.l. l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), per consentire l’ampliamento e la modernizzazione dell’inceneritore RSU, sito in via Cavazza a Modena. Tale autorizzazione, oltre ad esplicitare i parametri di impatto ambientale, ha assegnato al Dipartimento di Sanità Pubblica della AUSL di Modena il compito di implementare le indagini epidemiologiche e di sorveglianza ritenute necessarie per monitorare gli effetti delle emissioni sulla popolazione. Tale attività è stata avviata dal Servizio Epidemiologia e Comunicazione della AUSL tenendo conto degli specifici progetti regionali già in essere (progetto regionale Moniter). Considerata l’assenza in Moniter di analisi di Biomonitoraggio è stato attivato in Modena uno “Studio Pilota di Biomonitoraggio”.  Tali studi  consistono nella ricerca di sostanze tossiche in liquidi biologici in modo da monitorare l’esposizione ad esse; sono molto frequenti nei confronti di persone esposte per motivi lavorativi ma si stanno ora diffondendo anche nei confronti della popolazione generale. Essi rendono possibile l’individuazione con sufficiente anticipo di situazioni di verosimile rischio per la salute quando ancora il danno non si è realizzato, e una miglior definizione della relazione tra l’ esposizione e il fattore di rischio indagato. Lo studio pilota modenese ha avuto come fine quello di valutare l’utilizzo di alcuni biomarcatori di esposizione tramite l’analisi di due gruppi di popolazione. Il primo gruppo, costituito dagli operatori del Dipartimento di Sanità Pubblica (DPS) dell’Azienda USL di Modena residenti in una area di 4 Km di raggio attorno all’ impianto, ha rappresentato il gruppo degli “esposti alle emissioni” mentre il secondo gruppo -composto dagli operatori dell’Azienda Policlinico Universitaria di Modena residenti al di fuori della suddetta area- ha rappresentato invece il gruppo dei “non esposti”. Su 168 soggetti così reclutati è stata ricercata, su sangue e urine, la presenza di diverse sostanze quali metalli pesanti (Cd, Cu, Hg, Mn, Pb, Ni, Zn), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), benzene ed altri composti similari (BTEX). Nei campioni di sangue sono state ricercate anche le diossine “in pool”, riunendo il sangue in  4 campioni suddivisi in base all’esposizione e al sesso, ed è stato valutato l’eventuale danno ossidativo. Per valutare il possibile effetto di altri fattori sui livelli delle sostanze analizzate sono state raccolte per ogni soggetto informazioni, riguardanti stili di vita, caratteristiche antropometriche (peso e altezza), storia residenziale personale, stato di salute e la dieta. In seguito all’attività così implementata sono stati osservati i seguenti risultati.
 
Relativamente ai metalli dosati nel sangue e nelle urine non si sono osservate differenze significative tra i due gruppi e i valori riscontrati sono risultati rimanere ampliamente nel range indicato dai valori di riferimento dei laboratori utilizzati per le analisi, ad eccezione dei valori di Zinco nel sangue e di Nichel nelle urine, per i quali si sono riscontrati valori elevati sia nel gruppo degli esposti sia in quello dei non esposti. Tale andamento ha fatto ipotizzare una probabile contaminazione durante le fasi di raccolta o suddivisione in frazioni del campione. I livelli dei metalli sono risultati invece dipendere -come del resto era già noto in letteratura- da fattori legati all’età, al sesso, all’indice di massa corporea, all’abitudine al fumo, al grado di scolarità, all’esposizione al traffico e alla dieta. Il solo Manganese urinario, seppur nei limiti degli intervalli di riferimento, è risultato diminuire all’aumentare della distanza della residenza da inceneritore e aumentare all’aumentare della concentrazione delle polveri emesse dall’impianto.
Anche i livelli di benzene e di altri composti della stessa famiglia si sono mostrati mediamente all’interno dell’intervallo di riferimento calcolato per la popolazione italiana, inoltre i valori di queste sostanze non hanno mostrato differenze significative tra esposti e non esposti. Le analisi hanno invece confermato che i livelli di sostanze di questa famiglia sono influenzate dall’abitudine al fumo di sigaretta e da variabili associate al traffico veicolare.
Riguardo agli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), essi sono apparsi in più del 50% casi con valori particolarmente bassi al di sotto dei limiti di quantificazione della sostanza. Anche i livelli di queste sostanze hanno mostrato associazioni con alcune variabili di esposizione già note come ad esempio il consumo di carne alla brace e la presenza di fuliggine sui davanzali. In questo caso però la comparazione tra i due gruppi ha evidenziato livelli più elevati nei soggetti esposti per  i seguenti idrocarburi: acenaftene, fenantrene antracene e pirene. In particolare fenantrene e antracene urinari sono risultati più alti nei soggetti residenti più vicino ad inceneritore e sono risultati maggiori all’aumentare della concentrazione delle polveri emesse dall’impianto.
Non esistono al momento valori di riferimento per la popolazione generale riguardanti i livelli urinari di IPA, dato che la valutazione dell’esposizione a IPA urinari è stata finora effettuata solo su soggetti aventi esposizione lavorativa. Dal confronto con tali dati, emerge che i livelli di IPA urinari osservati in questo studio sono sempre inferiori (di un ordine di grandezza) a quelli riportati per vari comparti lavorativi indagati.
La valutazione dei livelli di diossine nei 4 gruppi di sangue su cui è stata compiuta l’analisi ha mostrato livelli estremamente bassi. I livelli della quasi totalità dei congeneri delle diossine sono risultati al di sotto dei limiti di quantificazione ad eccezione di un congenere nel solo gruppo degli esposti e di un altro presente sia nel gruppo degli esposti sia nel gruppo dei non esposti.
L’indagine sul danno ossidativo, rilevata nel DNA dei leucociti dei soggetti è risulta infine significativamente maggiore nel gruppo dei non esposti, probabilmente perché sul danno ossidativo influiscono numerose variabili estranee ad inceneritore che non è stato possibile valutare in questo studio. 
 
Nonostante la popolazione in studio non fosse rappresentativa della popolazione residente più esposta alle emissioni, perchè non campionata casualmente, i risultati dello studio hanno fornito comunque importanti suggerimenti. In particolare si è evidenziato come l’inceneritore non rivesta un ruolo significativo nel determinare i livelli di alcune sostanze tossiche ambientali su sangue e urine, mentre per altre -come gli IPA- si è ritenuto doveroso effettuare un approfondimento prima di dare un parere circa il ruolo di inceneritore sulla loro presenza.

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