Comunicato stampa congiunto Azienda Usl di Modena – Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – Ospedale di Sassuolo Spa

Comunicato stampa congiunto Azienda Usl di Modena – Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – Ospedale di Sassuolo Spa

Scoperta il 24 marzo del 1882 da Robert Koch, colpisce nel mondo 10 milioni di persone. Nel 2022 il Gruppo Interaziendale ha seguito 27 pazienti

Oggi, 24 marzo è la Giornata mondiale della tubercolosi (TBC). Proprio in quel giorno, infatti, nel 1882 il medico, batteriologo e microbiologo tedesco Robert Koch (1483-1910) annunciò alla comunità scientifica la scoperta dell’agente eziologico di questa malattia che oggi colpisce nel mondo 10 milioni di persone, con ancora 1,5 milioni di morti all’anno. In Italia la situazione è in netto miglioramento e dal 2010 a oggi i casi sono in costante diminuzione. Nel 2019 erano 3.346, nel 2020 sono stati 2.287. Nel 2022 in provincia di Modena sono stati segnalati 27 casi di tubercolosi polmonare. La tubercolosi è una malattia a forte connotazione sociale e la progressiva diminuzione dei nuovi casi è legata anche al miglioramento delle condizioni di vita, abitative e di nutrizione.

In provincia di Modena è operativo un Gruppo Interaziendale per la sorveglianza e il controllo della tubercolosi – che coinvolge Azienda USL, Azienda Ospedaliero – Universitaria e Ospedale di Sassuolo – con percorsi dedicati per la presa in carico dei pazienti con malattia tubercolare e infezione tubercolare latente.

Al Policlinico di Modena, per la gestione dei malati con TBC sono coinvolti professionisti che afferiscono alla UO Malattie Apparato Respiratorio, diretta dal prof. Enrico Clini, e alla UO Malattie Infettive, diretta dalla prof.ssa Cristina Mussini. In particolare, un ambulatorio pneumologico dedicato è inserito nel contesto delle attività di controllo e prevenzione provinciale.

“La tubercolosi (Tb) – ricorda il prof. Enrico Clini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico – è una malattia infettiva e contagiosa, causata da un batterio, il Mycobacterium tuberculosis, chiamato comunemente Bacillo di Koch, dal nome del medico tedesco che lo scoprì. Nella maggior parte dei casi interessa i polmoni ma possono essere coinvolte altre parti del corpo. L’Italia è definita dall’OMS un Paese “a bassa endemia”, poiché si registrano meno di 10 casi di malattia ogni 100.000 abitanti, con circa 4.000 nuovi casi all’anno. La maggior parte dei casi si verifica in soggetti appartenenti alle categorie più deboli o che più difficilmente possono accedere ai servizi socio-sanitari. La bassa incidenza di tubercolosi in Italia è legata anche al miglioramento della diagnosi e della terapia”.

Una volta accertata la malattia tubercolare, è il Servizio di Igiene Pubblica dell’Azienda USL di Modena a occuparsi della gestione dei contatti, sottoponendoli allo screening per escludere l’infezione latente. Le autorità sanitarie nazionali e locali indicano nella ricerca attiva dei contatti una tra le più importanti misure di prevenzione della malattia tubercolare. L’Igiene Pubblica si occupa anche di attività di screening in soggetti provenienti da zone ad alta endemia con le stesse finalità di sorveglianza e prevenzione per contrastare la diffusione della malattia.

“Il test di elezione che viene eseguito in seguito ad un contatto con persona malata, è un test cutaneo (denominato di Mantoux) – spiega il dottor Zaynalabedin Kahfian, medico dell’Igiene Pubblica Ausl, coordinatore del Gruppo Interaziendale per la sorveglianza e il controllo della tubercolosi –. Tale test viene ripetuto a distanza di tre mesi dall’ultimo contatto con il malato. In caso di positività vengono eseguiti gli ulteriori test per rilevare la possibile diagnosi di infezione tubercolare latente. Se confermata tale diagnosi, la persona interessata viene indirizzata allo specialista per la presa in carico e per le indagini strumentali del caso, e può essere consigliata la somministrazione di farmaci antimicrobici per prevenire la moltiplicazione di agenti patogeni in individui sani. L’adesione sia a questo tipo di trattamento che alla terapia antitubercolare (rispettivamente per contatti e malati) è fondamentale per contrastare il fenomeno dell’antibiotico resistenza”.

La Tb è presente in tutte le parti del mondo, ma la maggior parte dei casi si verifica in 30 Paesi ad alta incidenza, soprattutto nel Sud Est Asiatico (in particolare India e Cina) e nel Pacifico Occidentale (62% dei nuovi casi) e in Africa (25% dei nuovi casi). In generale l’incidenza della Tb è in calo di circa il 2% l’anno.

“La Tb – aggiunge la dottoressa Stefania Cerri, pneumologa del Policlinico e referente dell’Ambulatorio per la tubercolosi presso l’U.O. di Malattie dell’Apparato Respiratorio – si trasmette per via aerea, attraverso le secrezioni respiratorie emesse nell’aria da un individuo contagioso, per esempio tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Fortunatamente, la trasmissione del bacillo non è automatica ma necessita di alcune condizioni. In particolare, il malato deve essere affetto da Tb polmonare attiva contagiosa con una significativa carica batterica. Inoltre il rischio di contagio è tanto maggiore quanto più stretto e prolungato è il contatto con un soggetto contagioso. Non tutte le persone che si infettano sviluppano la malattia; il sistema immunitario, infatti, può far fronte all’infezione e il batterio può rimanere quiescente per anni. Questa condizione si chiama infezione tubercolare latente e ne è affetta circa un quarto della popolazione mondiale. Le persone con infezione tubercolare latente non hanno sintomi e non sono contagiose. Molte persone non svilupperanno mai la malattia, altre invece possono ammalarsi anni dopo. Si stima che il 5-15% delle persone con infezione latente sviluppi la malattia nel corso della propria vita”.

“Le persone ad alto rischio di sviluppare la malattia tubercolare attiva – aggiunge la prof.ssa Cristina Mussini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive – includono persone HIV positive che hanno un rischio 20-30 volte maggiore di ammalarsi di Tb se infettati. In generale i pazienti più a rischio sono quelli affetti da condizioni che indeboliscono il sistema immunitario (esempio diabete, malnutrizione, malattie oncoematologiche, terapie immunosoppressive), neonati e bambini di età inferiore ai 5 anni, persone che fanno uso di droghe, persone anziane”.

“I sintomi della Tb polmonare – aggiunge la dottoressa Cerrisono tosse (che dura più di 3 settimane), dolore toracico, febbre e sudorazioni notturne. Nel tempo, la tosse può essere accompagnata da presenza di sangue nell’espettorato. Altri sintomi includono stanchezza e debolezza, perdita di peso. I sintomi della Tb polmonare possono essere lievi per mesi. Questo può portare ad un ritardo nella diagnosi e alla trasmissione dell’infezione. Se la Tb è extrapolmonare, i sintomi dipendono dalla sede coinvolta. Oggi disponiamo di test molecolari in grado di identificare in poche ore la presenza del micobatterio nell’espettorato dei pazienti con Tb polmonare, invece che in 3-4 settimane come in passato. La rapidità della diagnosi è molto importante per poter iniziare prima possibile la terapia antibiotica e interrompere la catena di trasmissione dell’infezione dal malato alle persone sane”.

Oggi, la Tb è una malattia curabile. Il trattamento farmacologico si basa sull’uso di diversi antibiotici per un periodo di tempo piuttosto lungo; pertanto, la verifica di una assunzione regolare dei farmaci (aderenza) è fondamentale per evitare l’insorgenza di resistenze ed inefficacia di cura. In caso di farmacoresistenza, occorre intervenire con farmaci di seconda linea, più costosi e a volte con maggiori effetti collaterali.

 

[24 marzo 2023]

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