Il parto in acqua

La vita ha inzio nell’acqua

Passiamo nell’acqua i nostri primi 9 mesi di vita. Nel profondo del corpo materno, veniamo concepiti nel fluido acquoso di una tuba di Falloppio.
Un viaggio nell’acqua, della durata di circa una settimana, ci porta dal luogo del concepimento verso l’utero. Qui ci annidiamo nella sua morbida parete che ci nutrirà: siamo circondati dai suoi fluidi e dal sangue materno, che ci sostenta. Passiamo il primo periodo della nostra esistenza fluttuando in un grande oceano senza tempo, all’interno del corpo che ci ha generato. La continua carezza dell’acqua sulla pelle, primo organo di senso che si sviluppa all’interno dell’utero, fornisce le primissime sensazioni. La stimolazione delle sue terminazioni nervose da parte del caldo liquido amniotico ci procura le prime esperienze tattili della superficie del nostro corpo e ci aiutano a formare il nostro senso primitivo dell’Io: che cosa siamo, dove abbiamo inizio e dove finiamo, i nostri limiti e ciò che ci circonda.
L’acqua è la grande madre, simbolo della femminilità; rafforza nella gestante la consapevolezza della propria capacità biologica di procreare.

Quando entrare in acqua?
Nella fase di travaglio attivo, cioè quando la trasformazione del collo uterino si è completata, ed è iniziata la dilatazione con la presenza di contrazioni efficaci, regolari ed ingravescenti.
Tale condizione è adottata per evitare l’effetto sedante e ritardante dell’acqua calda nella fase iniziale del travaglio, quella dei prodromi.

I vantaggi per la mamma

L’immersione in acqua calda permette il rilassamento della muscolatura della partoriente, soprattutto del pavimento pelvico. Inoltre l’acqua diminuisce la produzione degli ormoni dello stress (l’adrenalina) e aumenta la produzione di endorfine cioè degli ormoni che contribuiscono ad alleviare la percezione dolorosa delle contrazioni.
Nella vasca piena d’acqua calda la partoriente trova un ambiente intimo, riservato, nel quale può rilassarsi ed abbandonarsi alle contrazioni.
L’acqua non elimina il dolore ma crea una condizione di rilassamento fisico, mentale ed emotivo che ne riduce la percezione.
L’acqua riduce la pressione addominale grazie alla forza idrostatica consentendo contrazioni uterine di maggior efficacia e favorendo la circolazione sanguigna. Ne risulta una migliore ossigenazione dei muscoli a livello dell’utero, quindi meno dolore per la donna e più ossigeno per il bambino. In questo modo, i rischi di sofferenza del feto diminuiscono.
L’acqua diminuisce gli effetti della gravità e sostiene il peso del corpo della donna rendendo i movimenti più facili e il bacino più mobile.
L’acqua regolarizza la pressione sanguigna: la pressione arteriosa si abbassa quando la donna si immerge nell’acqua durante il travaglio.
L’acqua migliora la respirazione: l’umidità dell’ambiente intorno alla vasca facilita la respirazione e può essere di particolare aiuto alle donne che hanno tendenze asmatiche.
L’acqua ammorbidisce i tessuti e favorisce una maggiore irrorazione sanguigna dei genitali riducendo così il rischio di lacerazioni della zona vagino-perineale al momento del parto.

I vantaggi per il bambino

Il breve passaggio attraverso l’acqua rende meno traumatico il primo impatto del bambino con la gravità, l’atmosfera, la luce e i rumori: il parto diventa più dolce attraverso un elemento familiare come l’acqua
Mentre si trova immerso nella vasca, il bambino non respira ancora, quindi non corre il rischio di inalare o ingerire acqua. La respirazione spontanea si avvia solo al primo contatto dei recettori facciali, posti intorno al naso e alla bocca, con l’aria. Nel frattempo, l’apporto di ossigeno gli viene garantito attraverso il cordone ombelicale, al quale rimane ancora collegato
Dopo la nascita il bambino viene portato delicatamente in superficie e preso in braccio dalla madre; generalmente il corpo rimane immerso mentre la testa e le spalle emergono dall’acqua. Durante il travaglio il benessere del bimbo è monitorato grazie a strumenti senza fili che rilevano il battito fetale e che possono essere immersi nell’ acqua senza limitare i movimenti della mamma. Il piccolo nasce in armonia con le percezioni fisiche e psicologiche della madre.

Per molte ma non per tutte!
Per partorire in acqua è necessario che la gravidanza sia fisiologica e a termine.
Il parto in acqua non è sempre possibile, ad esempio è controindicato in caso di parto gemellare, parto podalico, parto prematuro o altro.  Questo però non esclude la possibilità di utilizzare l’acqua calda sotto altre forme o nei momenti di “preparazione”, dove i dolori non sono ancora “da travaglio”.
La doccia, l’immersione in vasca, ma anche semplicemente l’utilizzo di borse d’acqua calda posizionate sulle zone doloranti, offrono conforto e sono uno strumento valido e irrinunciabile.

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